sabato 31 luglio 2010

Salita al ROCCIAMELONE m 3.538 - Susa - Val di Susa - (Piemonte)

Data escursione: 31 Luglio 2010
Quota partenza (m.): 2.100
Quota arrivo (m.): 3.538
Dislivello complessivo (m.): 1.438
Durata : 2h 16m (tempo medio 3h00m/3h30m)
Difficoltà: EE (Escursionisti Esperti)
Esposizione: Sud
Località partenza: Inizio teleferica per Cà d'Asti (poco prima del Rif.La Riposa) - Mompantero - Valle di Susa (Piemonte)
Partecipanti: Io & Fiorita

Per continuare l'allenamento alla quota non potevo farmi mancare la vetta più alta della Valle di Susa che quindi è anche la più vicina a casa.
Eccomi quindi che mi accordo con Fiorita (anche lei deve allenarsi alla quota) per la salita al Rocciamelone.
Innanzitutto vi lascio alcuni cenni storici:
Questa montagna è famosa fin dal medioevo quando era considerata la più alta cima delle Alpi. Questa convinzione, che oggi sappiamo errata, era supportata da diversi fattori: il monte infatti incombe su Susa con un balzo che supera i tremila metri ed inoltre era visibile dalla frequentatissima Via Francigena , che portava oltralpe attraverso il Passo del Moncenisio, palesandosi anche al viaggiatore più distratto in un periodo in cui vaste zone alpine erano pressoché inesplorate.
Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell'abbazia della Novalesa che, si legge negli annali dell'Abbazia, vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1 settembre1.358 da parte del crociato Bonifacio Rotario d'Asti che, catturato dai Turchi durante le crociate, si affida alla Madonna promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito quindi da alcuni portatori, raggiunse la vetta portando con sé un trittico bronzeo dedicato appunto alla Madonna, oggi custodito in cattedrale a Susa. Ad oggi in vetta si ritrova il Santuario più alto d'Europa intitolato a Nostra Signora del Rocciamelone, una statua in bronzo dedicata sempre alla Madonna ed un bivacco, detto Rifugio Santa Maria, da circa 15 posti per le emergenze. Vi si trova anche un busto del Re Vittorio Emanuele II il quale aveva effettuato proprio la salita al Rocciamelone nel 1.838 quando, all'epoca, era ancora solo principe di Sardegna.

Ma veniamo a noi e alla nostra ascensione.
Arriviamo alle 8.30 e posteggiamo l'auto nei pressi della partenza della teleferica per il Rifugio Cà d'Asti (circa 1Km prima del Rifugio La Riposa). Ci sono già parecchie auto e altri escursionisti che si apprestano come noi a partire.
Alle 8.45 siamo in cammino sul sentiero che sale subito ripido e ben evidente fino a scollinare su una costa subito sopra al rifugio La Riposa. Per chi volesse qui si trova una fontana dove poter rifornire acqua.
Continuiamo a salire sull'evidente sentiero che non molla mai ma sale sempre ripido per pratoni fino ad un bivio tra "Corto" e "Lungo". Noi seguiamo a sx il Corto che è evidente che per essere corto deve anche essere ripido ma senza problemi lo affrontiamo e dopo poco siamo in vista dell'imponente rifugio Cà d'Asti a quota 2.854. Perfetto ci abbiamo messo solo 1h 20'.


Ci fermiamo circa 25m per "espletare bisogni fisiologici", sgranocchiare una barretta e bere un sorso d'acqua ed infilarci una maglia più pesante perchè il vento comincia a farsi più freddino a questa quota.


Ripartiamo quindi subito dietro al rifugio in direzione della vetta ora ben visibile per la tipica foma a piramide. Ora il sentiero è ripido su pietraia e siamo già ben sopra le cime che ci attorniano tanto che in lontananza già fa capolino il Re di Pietra (il Monviso) e a sprazzi attraversiamo le nuvole. Dopo poco eccoci arrivare alla Croce di Ferro 3.306m.


Perfetto...siamo in ottima forma. Per niente affannati, la quota non crea alcun problema quindi saliamo nuovamente i restanti 232m che mancano alla vetta.


Da qui a poco comincia il tratto più impegnativo e quindi attrezzato con corde fisse per chi ne avesse bisogno che con una ripida salita ed alcune svolte ci porta fino alla vetta.


Eccoci qui...sono le 11.25 e siamo già in vetta. Ci abbiamo messo 2h 40' che togliendo i 24' di sosta fanno 2h 16' per salire i più di 1.400m di dislivello...non male...possiamo essere soddisfatti.


Dalla vetta il panorama è impagabile e spazia a 360° dalle valli del Cuneese dominate dal Monviso, alle valli Olimpiche con lo Chaberton, alla Francia con i ghiacciai della Barre des Ecrin, alla Valle d'Aosta con il Monte Bianco, il Dente del Gigante e la Grandes Jorasse per continuare con il Gran Paradiso, il Cervino e il Monte Rosa, fino a chiudere con la Pianura Padana con Torino e l'inizio della Valle di Susa con la Sacra di San Michele.


Qui vediamo il Dente del Gigante (a sx) con la sua particolare forma appunto a dente scuro perchè senza neve.


Approfittiamo dell'apertura del Santuario per una preghiera di ringraziamento per essere arrivati fin quassù, una firma al registro di vetta e poi possiamo goderci il sole, il panorama e uno spuntino.


Pian piano le nuvole cominciano ad addensarsi ai nostri piedi e in poco ci ritroviamo isolati dal mondo...siamo noi soli sopra le nuvole.
Nostri compagni sono il sole, le montagne, le cime innevate, i ghiacciai e un tappeto di nuvole che ci fa sentire piccoli. Piccoli uomini al cospetto di meraviglie che solo la natura può creare.


Il sogno dura poco, il vociare di altri escursionisti ci fa tornare coi piedi per terra.
Non riuscirò mai a capire come si possa essere al contatto con bellezze cosi' mozzafiato ed invece di soffermarci a goderne a piene, a riempirsi gli occhi ed il cuore per serbarne il ricordo indelebile, ci si perda a parlare degli argomenti più banali come se si fosse al bar e per di più ad alta voce.


Ci fermiamo abbastanza in vetta. Solo verso le 14.30 decidiamo di scendere. Ormai le nuvole hanno chiuso completamente la vista della valle e discendendo vediamo che si sono attestate a quota 2.850 ovvero all'altezza del Rifugio Cà d'Asti.


Da qui in giù infatti viaggiamo immersi nelle nuvole a tratti decisamente dense e ciò rende il percorso molto affascinate ma la dice lunga sul fatto che in montagna bisogna andare sempre attrezzati per ogni evenienza visto che il tempo cambia velocemente soprattutto alla alte quote.

Le nuvole ci accompagnano fino a quota 2.100 ovvero all'auto.
E' stata una giornata fantastica, quasi non siamo stanchi o meglio siamo talmente pieni di forti emozioni, di immagini mozzafiato che non sentiamo i muscoli duri, i piedi stanchi e la pelle arrossata dal sole.

Un trekker che si rispetti non può non essere salito almeno una volta al Rocciamelone.
La mia è stata la seconda volta ma mi sono ripromesso di tornarci ogni anno e vi consiglio di fare altrettanto.

Se poi qualcuno di voi volesse provare l'esperienza di pernottare una volta in vetta mi faccia sapere che ci organizziamo.

Buone Montagne a Tutti

lunedì 26 luglio 2010

Rifugio MONZINO m2.590 - Chatelet - Val Veny - (Valle d'Aosta)

Data escursione: 26 Luglio 2010
Quota partenza (m.): 1.589
Quota arrivo (m.): 2.590
Dislivello complessivo (m.): 1.001
Durata : 2h 20m (cartello indicatore 2h 45m)
Difficoltà: EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura)
Esposizione: Sud
Località partenza: Freney - Val Veny (Aosta-Valle d'Aosta)
Partecipanti: Io & Gianluca

Eccoci di nuovo qui per l'ultima escursione prima delle ferie estive....e si perchè venerdì Gianluca parte per il BORNEO (beato lui!!!) mentre io ancora una settimana di lavoro poi due settimane al mare.
Al mare direte voi? Eh si, non posso sempre vincere io e quindi montagna durante tutto l'anno ma in estate accontentiamo Silvia che preferisce il mare....se non fosse altro perchè li almeno non la faccio sempre camminare...al massimo nuotare!!!

Comunque per oggi la meta scelta è il Rifugio Monzino situato sul costone del Chatelet in Val Veny che si erge tra i tormentati ghiacciai del Brouillard e del Freney a loro volta circondati dallo splendido e severo anfiteatro costituito dall’ Aiguille Noire, dalla Cresta di Peuterey, dagli enormi pilastri del Monte Bianco e delle creste dell’ Innominata e del Brouillard.

Ci troviamo quindi quindi alle 7.30 a Morgex e dopo l'immancabile cappuccio e cornetto ci dirigiamo verso Courmayeur e poi a sx per entrare nella Val Veny.
Già solo il fatto di essere al cospetto del massiccio del Monte Bianco fa una certa impressione e scatena una grande emozione.

Arrivati nei pressi della area pic-nic di Freney lasciamo l'auto e dopo aver caricato zaini, imbrago, casco e longe partiamo.
Il rifugio è già visibile dal posteggio abbarbicato sul costone del Chatelet.
Seguiamo inizialmente la strada poderale e dopo il secondo ponte seguiamo a sx il sentiero 16 che inizialmente sale in un bosco di larici, poi esce ed attraversa la morena del ghiacciaio del Freney con alcuni ponticelli e poi risale per prati fino contro al primo salto di roccia attrezzato a via ferrata.


Qui ci imbraghiamo, indossiamo longe e casco e cominciamo a salire il facile tratto attrezzato.
Effettivamente altre persone salgono senza attrezzatura anche perchè resta inteso che l'attrezzatura da ferrata non serve per salire con più facilià bensi serve come sicurezza in caso di caduta evitando di volare di sotto...quindi visto che in montagna la sicurezza non è mai troppa preferiamo procedere assicurati...gli altri facciano come vogliono.

Dopo il primo tratto di ferrata si procede su ripido sentiero con brevi zig zag che non danno mai tregua fino al secondo salto di roccia. Abbiamo la fortuna di osservare da vicino una famigliola di giovani stambecchi che tranquillamente pascola sui ripidi pendii.

Attacchiamo quindi il secondo tratto di ferrata scegliendo la vai gialla (sx) che presenta molto meno gradini rispetto alla rossa (dx) praticamente una scala verticale.
Ad essere onesti Gianluca si era fatto attirare dall'altra via più facile ma visto che siamo venuti fin qua almeno divertiamoci...e poi la rossa la rifaremo al ritorno...promesso!


Alla fine di quest'ultimo tratto giungiamo sulla sommita del costone in una sella tra il rifugio a dx e la bella vetta del Aiguille Chatelet sulla sx.


Risalendo il pratone in direzione dell'ormai prossimo rifugio si può godere della spettacolare vista del Ghiacciaio del Broillard a sx e del Ghiacciaio del Freney a dx.


Arrivati al rifugio troviamo la cordiale e simpatica gestrice che oltre ad averci rifocillato con un ottimo minestrone caldo, preparato dal cuoco nepalese, ci ha anche dato preziose informazioni sul meteo dei prossimi giorni nonchè indicazioni sulle possibili escursioni ed ascensioni che appuntiamo sulla nostra "agenda dei desideri". Il tutto, e non è poco, a prezzi equi soprattutto se consideriamo che anche qui gli approviggionamenti arrivano solo via elicottero.

Sarà ma in questo periodo che frequentiamo i vari rifugi della Valle d'Aosta troviamo sempre ottimi gestori. Preparati, cordiali, propensi al dialogo e soprattutto onestissimi...dovremmo mandare a far un corso alcuni gestori delle nostre parti che forse non hanno ancora capito cosa voglia dire il termine "RIFUGIO"

Una piccola particolarità...questo rifugio è per veri alpinisti e lo si vede anche nei dettagli...persino per andare in bagno ci sono dei chiodi fissi per assicurarsi.


La salita complice lo sforzo l'abbiamo fatta in pantaloni e maglietta corti ma ora che siamo fermi e la perturbazione in arrivo a momenti oscura il cielo, la temperatura comincia a farsi sentire e ci dobbiamo coprire.
Rifocillati e riscaldati dal tepore del rifugio , verso le 13.00 riprendiamo la discesa.
Sui passaggi di ferrata in discesa dove possiamo scegliamo i percorsi più gradinati. Disarrampicare una ferrata non mi viene mai così naturale come arrampicarla ma comunque in 2 ore siamo nuovamente all'auto.

Salutiamo la bella Val Veny e mentre ci lasciamo alle spalle il Gigante Bianco i nostri pensieri sono già alla prossima volta che potremmo ritornare al suo cospetto.

Buone Montagne a Tutti


domenica 25 luglio 2010



" Saggio è colui che si contenta dello spettacolo del mondo."
(Pessoa)



mercoledì 14 luglio 2010

Rifugio NACAMULI m2.828 - Valpelline - Bionaz (Valle d'Aosta)

Data escursione: 14 Luglio 2010
Quota partenza (m.): 1.970
Quota arrivo (m.): 2.828
Dislivello complessivo (m.): 858
Durata : 2h 30m (cartello indicatore 3h 30m)
Difficoltà: EE
Esposizione: Sud
Località partenza: Diga di Place Moulin - Bionazz - Valpelline (Aosta-Valle d'Aosta)
Partecipanti: Io & Gianluca

Oggi siamo alla scoperta di questa remota valle ovvero la Valpelline. Avevo conosciuto questa valle lo scorso autunno quando presi un deplian di Bionaz al salone della montagna di Torino e visto che i presupposti erano buoni eccoci qui.
Meta di oggi il Rifugio Nacamuli. Le guide ed anche il cartello indicatore danno 3h 30m di percorrenza per salile i circa 900m di dislivello.


Lasciata quindi l'auto nel parcheggio in prossimità della diga del Lago di Place Moulin imbocchiamo la strada poderale che costeggia il lago e dopo meno di 5 minuti si imbocca il sentiero che sale a sx in direzione Col Collon.
Dopo essere saliti di circa 100m sopra il livello del lago, il sentiero procede in falso piano quasi fino alla fine del lago stesso.


Giunti ad un bivio che scende a dx al Rifugio Prayer, si prende a sx in salita sempre in direzione Col Collon entrando nella Comba d'Oren dove c'è un alpeggio (2161m). Da qui si procede in moderata pendenza nella piacevole valle solcata da un torrente.

Poi il sentiero comincia a salire più ripido su pietraia sul lato sx orografico del torrente (dx per chi sale) fino a giungere ad un piano che sembra essere chiuso tutto attorno da catene montuose. Qui il sentiero scorre a filo del torrente ed essendoci ancora il residuo di un nevaio bisogna salire su di esso (sotto è scavato dallo scorrere del torrente) e procedere con cautela.
Da qui si procede ancora in piano fino alla fine della valle e si prende a dx su tracce ben segnalate seguendo il torrente fino all'attacco di una zona attrezzata con corde fisse e gradini. Nulla di particolare se non fosse che essendo il ponticello sul torrente ancora sepolto dalla neve si deve guadare il torrente a valle di una piccola cascatella.


Il sentiero ora sale ripido su roccette e sfasciumi fino ad entrare nella conca del Col Collon ed in vista dei due rifugi ovvero il piccolo locale invernale (più in basso) e il rifugio Nacamuli vero e proprio più in alto.


Noi abbiamo raggiunto il rifugio in sole 2h 30' (contro le 3h 30' indicate dal cartello) e devo dire che il sentiero è stato davvero picevole perchè mixa molto bene zone ripide a zone meno impegnative che permettono anche di godersi con più tranquillità l'ambiente.
Da qui volendo si può raggiungere in circa 1 h 15' il Col Collon, che comunica con la Valle svizzera di Arolla attraverso l'omonimo ghiacciaio.


Mentre ci apprestiamo ad entrare nel rifugio veniamo sorpresi dal "fischio" di uno stambecco...ebbene si gli stambecchi fischiano quando si sentono in pericolo...anche se con quelle corna mi sarei dovuto sentire più in pericolo io di lui.

Entriamo quindi nell'accogliente rifugio dove ci godiamo un the caldo e uno spuntino prima del ritorno a valle.

E' stata la mia prima volta in questa valle ma potete scommetterci che non sarà l'ultima.

Buone montagne a tutti.

domenica 11 luglio 2010

Traversata Rifugio Chabot - Rifugio Vittorio Emanuele - Valsavarange- Parco Nazionale del GRAN PARADISO (Valle d'Aosta)

Data escursione: 10/11 Luglio 2010
Quota partenza (m.): 1.834
Quota arrivo (m.): 2.750 Rif. Chabot - 2.735 Rif. Vittorio Emanuele
Dislivello complessivo (m.): 916 salita allo Chabot - +250,-250 Traversata al Vittorio Emanuele
Durata : 2h 30m salita allo Chabot - 2h30m Traversata - 2h Discesa a Pont
Difficoltà: E
Esposizione: Ovest
Località partenza: Valsavarange loc. Praviex alt.1834 - Parco Nazionale del Gran Pardiso (Valsavarange(Ao)-Valle d'Aosta)
Partecipanti: Io & Silvia, Gianluca & Laura

Dopo aver tanto atteso siamo finalmente riusciti a far combaciare un week-end da passare tutto all'insegna della montagna e della natura con le rispettive consorti.
Nonostante abbiamo dovuto prenotare il pernottamento allo splendido Rifugio Chabot già da un mese e le previsioni degli ultimi giorni davano probabili temporali nei due giorni, abbiamo passato un meraviglioso fine settimana senza neanche una goccia di pioggia.

Ci troviamo alle 8.30 nel posteggio di Pont e dopo una piccola colazione, lasciamo un auto per il ritorno dal Rifugio Vittorio Emanuele di domani (in modo da evitare i 2 chilometri di asfalto) e con l'altra ci portiamo più in basso a Praviex dove parcheggiamo alla partenza del sentiero n.5 che sale al Rifugio Chabot.


Alle 9.00 in punto siamo in cammino. Il cartello segnavia indica 2h 45m per la salita al rifugio.
Il percorso comincia al di la del ponte di legno sul torrente Savara e sale su un comodo e bel sentiero reale (praticamente lastricato) in un fresco ed ombreggiato lariceto che con alcuni lunghi traversi e alcuni tornanti ci porta in circa 50min a quota 2194m all'alpeggio Lavassey.
Qui al bivio dietro l'alpeggio si tiene a dx (segnavia 5) e dopo poco si esce dal bosco.


Da qui il paesaggio diventa decisamente più alpino. Vegetazione bassa e vari torrentelli che discendono dai ghiacciai sovrastanti del Laveciau e del Montandaynè e sullo sfondo il Gran Paradiso.
Il sentiero sale con ampi traversi sul costone del Cote Savolere fino a giungere ad un bivio che a dx sul ponte di legno imbocca il segnavia 1A (che seguiremo domani per la traversata al rifugio Vittorio Emanuele), mentre tenendo la sx il sentiero con due tornanti sale fino al rifugio Chabot di cui da sotto si intravedono le bandiere, le antenne e la luce di segnalazione.


Il rifugio Chabot è situato in una posizione spettacolare in piena vista del Gran Paradiso con ben visibile la traccia di salita della via normale sul ghiacchiaio del Levaciau e la spettacolare via nord-ovest con i sui impressionanti 600m di ghiaccio con pendenze di 45°-50°.
E' egregiamente gestito da personale preparato, cordiale, simpatico e decisamente disponibile.
E' diviso in un locale estivo su 4 piani. Locale scarponi e attrezzatura, un piano con zona pranzo e cucina, un piano di camerette e un ultimo piano di camerata, per circa 84 posti letto mentre un secondo locale invernale separato con altri 33 posti letto.

Dopo aver pranzato al sacco ed aver preso un pò di sole, mentre le ragazze approfittano ancora della bella vista per rilassarsi, io e Gianluca decidiamo di farci una camminata almeno fino a piedi del ghiacciaio e quindi saliamo in direzione del bivacco Sberna.
Dopo circa un'ora siamo all'inizio del ghiacciaio e godiamo di una ancor più spettacolare vista sul Piccolo e Gran Paradiso.
Nel frattempo in fondo valle cominciano ad addensansi le previste nuvole temporalesche e si cominciano a sentire i primi tuoni e vedere i primi lampi.
Prudenti come sempre, fatte le foto di rito, decidiamo di scendere velocemente ed in 30min. siamo al rifugio.


Ne approfittiamo per una doccia calda e ristoratrice e ci butttiamo in branda nella camerata che nel frattempo ci è stata assegnata e ci godiamo dall'abbaino, lo spettacolo del temporale che si scatena sul Colle del Nivolet. Qui al rifugio nemmeno una goccia. Solo cielo nero e vento forte.

Verso le 18.00 scendiamo e usufruiamo della piccola biblioteca del rifugio per fantasticare sulle varie escursioni ed ascensioni da programmare. Alle 19.00 puntualissimi servono la cena semplice ma ottima e poi lasciamo il tavolo per il secondo turno visto che il rifugio è bello pieno di alpinisti.

Usciamo quindi sul bel piazzale esterno e godiamo della vista di un branco di stambecchi che tranquillamente pascola nei pressi del rifugio. Facciamo conoscenza con due simpatici e preparatisimi alpinisti che domani mattina saranno tra i pochi (loro due più due gruppi da 3) che saliranno la parete Nord-Ovest. Con l'aiuto del binocolo che il gestore del rifugio gentilmente gli presta ci fanno vedere la via che faranno e i passaggi che dovranno affrontare e ci fanno anche vedere invece sulla parete Nord-Est che un gruppo di tedeschi che salirà domani, si sono piazzati a bivaccare in tenda sul ghiacciaio.
Sentirli parlare entusiasti delle imprese che hanno fatto ci fa salire una voglia irrefrenabile di salire un 4.000m, anche se naturalmente dalla via normale e con grado facile.

Faccio un nodo al fazzoletto...il Gran Paradiso voglio salirlo.


Alle 22.00 siamo a letto anche se noi non ci alzeremo presto. Faccio fatica a prendere sonno non tanto per la quota o la convivenza con altre 20 persone ma più per i pensieri che mi affollano la mente e le emozioni che si devono provare ad essere in cima a montagne così belle.


Alle 6.00 mi alzo, scendo e nuovamente godo della vista del branco di stambecchi che approfitta della tranquillità del rifugio per pascolare i teneri pascoli.


Scatto foto all'infinito anche di brevi combattimenti tra i maschi e quando questi riprendono a salire più in alto raggiungo gli altri che nel frattempo si sono alzati pronti per preparare lo zaino, far colazione e partire per la traversata che ci aspetta oggi.

Nel frattempo , sempre con l'aiuto del binocolo del rifugio, butto uno sguardo ai 3 gruppi che stanno salendo la parete Nord-Ovest e soprattutto i due amici conosciuti ieri sera.
Nella foto sopra potrete notare gli 8 puntini(3+3+2) che sono i tre gruppi in salita appena sopra la grossa crepacciata.

Alle 8.00 in punto siamo in cammino. Abbiamo voluto anticipare un folto e "rumoroso" gruppo che farà la nostra stessa traversata. Se si vuole veramente godere della montagna, dei suoi panorami e dei suoi silenziosi ospiti non si può camminare come in un corteo di scioperanti.
Difatti noi riusciamo a cogliere molte marmotte che escono a scaldarsi al primo sole


e di un camoschio che per circa 1 ora ci seguirà a distanza, forse lui stesso incuriosito di noi quanto noi di lui.


La traversata dal rifugio Chabot al Rifugio Vittorio Emanuele si sviluppa mediamente a mezza costa (essendo in due rifugi pressochè alla stessa quota) perdendo circa 250m di dislivello che vanno necessariamente riguadagnati. Per tutto il tragitto, fatto sull'evidente traccia del sentiero 1a, si ha una spettacolare vista sul Gran Paradiso e sulle numerose cordate che come tante formichine risalgono i suoi ghiacciai.


Dopo circa 2h 30m riaggiungiamo il rifugio Vittorio Emanuele con la sua caratteristica forma a capanna con il tetto rivestito in lamiera.
Ne approfittiamo di un'oretta di sosta per pranzare e per vedere i primi rientri dalla vetta ed i primi arrivi per chi salirà il giorno seguente. Sembra incredibile quanta gente salga queste vette ogni giorno.


Una foto di rito prima di rimetterci in cammino e partiamo per il rientro a Pont.

Il sentiero, decisamente tortuoso, sembra più ripido di quello effettuato in salita e molto meno riparato dal bosco che si incontra solo nell'ultimo tratto.
Arrivati al torrente di fondo valle ancora un breve tratto quasi pianeggiante lungo il suo corso, ci porta al parcheggio di Pont. Il tutto in circa 1h 30m dal Vittorio Emanuele.

Che dire...è stato un fantastico week-end. Il tempo ci ha assistito, il paesaggio è meraviglioso e la vista degli stambecchi affascinante, l'accoglienza nel rifugio è stata piacevole e torniamo a casa con tanti ricordi, immagini e sensazioni che ci terranno compagnia nelle calde giornate lavorative che ci aspettano.

Buone montagne a tutti.

giovedì 1 luglio 2010

Lago Miserin e Col Fenetre - Parco del Mont Avic - Champorcher

Data escursione: 01 Luglio 2010
Quota partenza (m.): 2.100
Quota arrivo (m.): 2.822
Dislivello complessivo (m.): 722
Durata : 2h 30m
Difficoltà: EE
Esposizione: Sud-Est
Località partenza: Dondennaz - Parco del Mont Avic (Champorcher(Ao)-Valle d'Aosta)
Partecipanti: Io & Gianluca

In vista dei programmi estivi che mi sono messo in mente e dovendo allenarmi alla camminata e alla quota eccoci dopo una settimana di nuovo a riprovare la salita al Rifugio e Lago Miserin stavolta sapendo esattamente dove andare e con la ferma convinzione di seguire le indicazioni sentieristiche solo dopo averle controllate con la cartina.
Lasciamo quindi la macchina alla vecchia borgata di Dondennaz e saliamo in pochi minuti al rifugio Dondena.
Ecco la conferma che il cartello indicativo della scorsa settimana era sbagliato.
Ora è stato girato forse anche grazie alla nostra segnalazione fatta alll'ufficio del turismo.
(vedi secondo cartello dall'alto ora a DX prima indicava a SX come il primo e in terzo)


Saliamo dunque a DX lungo la strada reale che porta al Col Fenetre che è anche una tappa dell'ALTA VIA Nr.2, fino al bivio con il sentiero che sale al lago Miserin.
Qui prendiamo a SX su un ripido ma perfettamente restaurato sentiero come doveva presentarsi ai tempi del re che amava frequentare queste montagne.


In breve arriviamo a quota 2.580m sul pianoro che ospita lo splendido ed ancora parzialmente ghiacciato Lago Miserin con l'omonimo rifugio e il santuario di Notre Dame de Neige, ricostruito nel 1880 ma originario del 1600.


Dopo le classiche foto di rito riprendiamo il sentiero in direzione Col Fenetre.
Da qui al colle il sentiero è praticamente tutto ancora su traccia di neve ma ben evidente quindi procediamo, sempre con le dovute cautele, ma comunque senza grosse difficoltà fino al colle.


Unico neo di questa valle è che sia il Col Fenetre che il Col Ponton sono ingombri di giganteschi tralicci elettrici che scavalcano le vallate tra Cogne e Camporcher.

Dal colle abbiamo una splendida vista su entrambe le valli e sul rifugio Sogno di Berdzè a 30min di discesa dal colle nella valle di Cogne.


Ci godiamo lo splendido sole e ne approfittiamo per un breve spuntino prima che le nuvole che vediamo in fondo valle salgano troppo velocemente.
Dopo 30 minuti il brutto tempo comincia a salire ed onde evitare di rimanere in vetta con scarsa visibilità ci apprestiamo a scendere.
Dopo pochi passi in discesa, stavolta seguendo la strada reale, in modo da compiere un percorso ad anello ed evitare il nevaio che a quest'ora comincia a mollare, sentiamo sopra di noi dei rumori di rocce smosse.
Alziamo lo sguardo e abbiamo la fortuna di vedere a brevissima distanza (poco più di 20metri) tre esemplari di grossi stambecchi.
Ci fermiamo ad osservarli e fotografarli e ci meravigliamo di come noi siamo immobili a guardare loro e allo stesso tempo uno di loro sta immobile guardandoci mentre gli altri brucano tranquillamente.


Dopo questo incontro entusiasmante riprendiamo il sentiero in discesa appena in tempo prima che le nuvole chiudano definitivamente la vista del colle e del fondovalle.
Dopo alcuni minuti tra le nuvole, sbuchiamo al di sotto di esse e procediamo fino al rifugio Dondena dove ci fermiamo per una tazza di the caldo mentre fissiamo nella nostra mente i bei momenti dell'escursione di oggi.

E' stato uno splendido trekking. Una giornata stupenda in una vallata incantevole e nella completa solitudine visto che non abbiamo incontrato anima viva per tutta la giornata se non fosse per in tre stambecchi, le numero marmotte e il rifugista al nostro ritorno.

Buone montagne a tutti.