domenica 26 luglio 2009

Ferrata AIGUILLETTE DU LAUZET - Monetier les Bains - Serre Chevalier 1500 - Brianconnais - FRANCIA

Data escursione: 26 Luglio 2009
Quota base ferrata (m.): 2.011
Quota sommità ferrata (m.): 2.611
Dislivello Ferrata (m.): 600
Sviluppo ferrata (m.): 1.000
Dislivello avvicinamento (m.): 345 - (40min)
Dislivello Totale (m.): 945
Difficoltà: PD (poco difficile) - Molto lunga
Tempo totale : 40min sentiero andata + 2.30h ferrata + 2.30h sentiero ritorno
Località partenza: Pont de l'Alpe - Monetier les Bains ( Serre Chevalier 1500 - Brianconnais) - FRANCIA
Partecipanti: Io e Roberto

Eccomi nuovamente ad affrontare questa ferrata abbastanta facile tenicamente ma molto lunga. Al contrario di un anno fa oggi la giornata è stupenda. Non una nuvola, sole caldo e aria cristallina. L'ideale per una bella gita di tutta la giornata.
Altra differenza è che non sarò da solo ma ci sarà il sempre fidato Roberto.
Sono contento che ci sia anche lui, sarà una mia fissa ma andare in montagna da solo non mi piace e mi da poca sicurezza.

Ecco come si presenta dal posteggio

Ecco la cima con la croce dove saliremo (con mega zoommata dal posteggio)

Dopo la stancata di ieri oggi sarà un bel "tour de force" (ben 1Km di cavo) soprattutto per le ginocchia di Roberto che cominciano a far sentire gli acciacchi di anni di pallavolo e attività sportive varie.

Arriviamo al Pont de l'Alpe verso le 9.30. A fatica troviamo posteggio tra le macchine di tutti i francesi che si sono riversati in questo angolo di valle.
Ci carichiamo gli zaini in spalla, indossiamo gli scarponi, inforchiamo i bastoncini e siamo sul sentiero che sale la valle.

In 20min arriviamo al primo alpeggio e man mano che saliamo incontriamo moltissima gente. Fortunatamente per noi la maggiorparte di loro è diretta al Gran Lac via trekking.
Dopo altri 20min (40 min dalla partenza) siamo all'attacco della ferrata.
Ci imbraghiamo, e cominciamo a salire. Un gruppo di 3 persone ha circa 10min. di vantaggio e per noi va benissimo così ognuno arrampicherà col suo ritmo senza pericolo di intralciarsi.

Il primo tratto è su un sentiero decisamente ripido e friabile in parte attrezzato con il cavo, poi comincia la ferrata vera. La roccia è bella. Sembra di essere nelle Dolomiti per la conformazione della montagna e per come si innalza verticale e improvvisa dal bosco sottostante.

Si procede inizialmente con alcuni traversi alternati da tratti più verticale fino ad aggirare parte del massiccio e cominciare a vedere sul versante opposto gli imponenti ghiacciai del Parc National des Ecrin.

Il percorso risula generalmente molto vario e abbastanza facile. Se però si decide di procedere tutto per roccia utilizzando il meno possibile il ferro ecco che diventa decisamente più difficile e gratificante tenendo anche conto che si è quasi sempre molto esposti e in alcuni tratti, soprattutto verso la cima, strapiombanti.

Dopo alcuni passaggi in discesa, non proprio simpatici dato che non si vede dove mettere i piedi, entriamo nella caratteristica grotta che salendo verso l'alto permette di uscire da una fenditura abbastanza angusta ed infatti con lo zaino si fa abbastanza fatica a passare.


Da qui si comincia a risalire più verticalmente e con alcuni passaggi gratificanti.
Si trova poi una scala abbastanza lunga che ci permette di superare un tetto strapiombante per arrivare, poco sotto al colle ad uno spiazzo erboso con sentiero dove il cavo viene interrotto. Ci fermiamo, insieme ai tre ferratisti francesi che ci precedevano, per riposarci, fare uno spuntino e dare un pò di vantaggio al folto gruppo di ragazzi con guide francesi, che nel frattempo abbiamo raggiunto, e che ci precede molto a rilento.

Dopo una decina di minuti decidiamo di partire e troviamo una delle guide francesi che torna indietro per soccorrere uno dei ragazzi che colto presumibilmente da un attacco di paura non ne vuole più sapere nè di salire nè di scendere.

Rassicurati dalla guida, sulle condizioni del ragazzo e dalla sua presenza con lui, iniziamo l'ultimo tratto che sale al colle praticamente verticale. Anche qui decidiamo di usare il più possibile l'arrampicata libera su roccia ed è una vera goduria. La roccia è stabilissima con molti appigli sicuri per piedi e mani anche se la fatica (siamo a quasi 2 ore dall'inizio della ferrata) comincia a farsi sentire.

Arrivati al colle siamo secondo me nel punto più brutto e pericoloso della ferrata.
Il cavo è interrotto (volutamente ma non capisco perchè) per un tratto su terra e detriti decisamente friabile e ripido con strapiombo sottostante di almeno 200-300m

Attraversiamo con cautela questo tratto e giunti all'aggancio del cavo per la cima ci assicuriamo e prendiamo fiato. Già da qualche minuto Roberto fa fatica a procedere per il male al ginocchio. Non dice nulla stringe i denti ma si vede che non sale al suo ritmo, Mi spiace...forse era meglio farci una gita più calma visto la ferrata di ieri.

Pensiamo sul da farsi.

Saltare la cima, come purtroppo ho dovuto fare l'anno scorso per il forte temporale, o fare gli ultimi 150m di dislivello.

Roberto non molla e decidiamo di salire.

Ancora un bello strappo verticale e un passaggio in un canaletto stretto e poi ancora su dritti.

Siamo li appesi quando sentiamo un elicottero arrivare decisamente vicino alla parete. Fa venire i brividi ma è la Gendarmerie che, chiamata dalla guida, è venuta a prendere il ragazzo francese che stava male.
In un attimo si calano fuori, imbragano il ragazzo e volano via.

Sentire un elicottero rimbombare a quell'altezza appeso in parete e vederlo li sotto con le pale a pochi metri dalle rocce mi ha fatto un pò tremare e ha consolidato il mio pensiero di andar in montagna con la massima cautela ed almeno in due.

Sfuggo i pensieri che mi affollano la mente e riprendo a salire. Ancora due passaggi strapiombanti ed ormai sopra di me non vedo più roccia.
Sono in cima.
Mi accoglie la croce che abbiamo a malapena visto da sotto (zoommando a 12x) e una femmina di stambecco con un cucciolo che sul versante alle mie spalle attraversa placidamente, con passo sicuro e senza alcuno sforzo una instabile pietraia su cui un uomo a mala pena riuscirebbe a stare in piedi "fermo".

Dopo pochi minuti arriva anche Roberto. Il ginocchio lo sta facendo impazzire ma gli si riempiono gli occhi di gioia quando vede lo spettacolo dei ghiacciai che gli si para davanti, dalla cima.



Agneaux Glacier (dalla vetta)


Le Grand Lac (dalla vetta)


Qui ci prendiamo finalmente una bella pausa prima della lunga discesa. Dobbiamo farci ben 950m di dislivello fino all'auto.
Facciamo un bello spuntino e beviamo molto. La giornata è splendida e calda e ci possiamo prendere anche un pò di tintarella tra una foto e l'altra.
Scambiamo 4 chiacchere con il gruppo di francesi che ci ha preceduto per tutta la ferrata e dopo 1 ora di meritato riposo ci prepariamo per scendere.

Ci togliamo l'imbrago, il casco e le longe. Inforchiamo i bastoncini e scendiamo per il ripido stretto e "vertiginosissimo" sentiero che dalla cima scende al colle e poi ai pratoni dietro alla vetta.

Da qui tra varie praterie disseminate di marmotte seguiamo il lungo sentiero che aggira la cima da nord per poi incontrare circa a quatoa 2000m il Gr.50 che è "Le Chemin du Roi" che attraversando il bosco va a sbucare nella valle dell'Alp da dove siamo partiti, all'altezza dell'alpeggio.

Ci rinfreschiamo e riempiamo le borracce ormai vuote con la gelida acqua della fontana e riprendiamo il sentiero del ritorno.

In breve siamo all'auto e finalmente ci possiamo sedere e riposare.

Abbiamo fatto un gran bell'Anello di cui il mio amico "Il Signore degli Anelli" sarebbe fiero...se non fosse che bisogna procedere sulla ferrata che non è il massimo per lui che soffre di vertigini.
Siamo stati in giro circa 7ore (6 di cammino/ferrata). Siamo esausti ma felici.

Consiglio a tutti questa bella gita.

Buone Montagne a tutti

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